| IL LUPO E L'ORSO - SECONDA E ULTIMA PARTE
Irusk lanciò ordini alle proprie truppe, la sua voce era potente e precisa come il colpo di un’arma da tiro degli umani vestiti di rosso. Le enormi armature che contenevano i soldati iniziarono ad avanzare verso il lato alla destra di Kaya, il loro incedere era lento ma inesorabile, sassi e rami venivano frantumati sotto i loro piedi corazzati. Il folto gruppo di soldati con scudo e lancia si aprì verso il fronte sinistro della ragazza selvaggia, marciando sostenutamente, fianco a fianco, formando una testuggine di scudi invalicabile. Irusk avanzò lentamente verso il centro, preceduto dai due enormi Warjack che si occupavano della sua protezione, i due colossi sputavano verso il cielo nubi di venefico fumo nero ad ogni passo, corrompendo il limpido cielo della foresta e riempiendo l’aria di un frastuono innaturale. Kaya strinse i denti in un’espressione di sdegno, non avrebbe tollerato ulteriormente quello scempio. Tese un braccio verso i picchieri e i Tharn caricarono attraverso la foresta ringhiando e sbavando, con la velocità e la furia che solo la natura selvaggia può manifestare. Saettando tra gli alberi e sbucando dalla macchia con le loro enormi asce brandite a due mani, i Tharn si pararono davanti ai picchieri e li investirono con la furia del loro slancio. Le gigantesche armi calarono violentemente sugli uomini, dilaniando scudi, armature, carne e ossa, in una cacofonia bagnata di clangori e schiocchi. La truppa Khadoriana urlò in preda al panico e al dolore, i Tharn erano esseri ferali alti quasi tre metri, che adornavano le loro figure con gli arti smembrati dei loro avversari, e che bramavano la carne e il sangue delle loro vittime, e che anche nel bel mezzo del combattimento arrivavano a strappare i cuori dei nemici abbattuti, cibandosene, e trovando così nuovo vigore per continuare lo scontro. Durante la carica dei barbari, il loro Sciamano evocò il fulmine. Uno sfrigolante bagliore azzurro scaturì dalla punta del Bastone Cerimoniale del Mistico Barbaro e si abbattè su di un picchiere, facendolo contorcere dal dolore fino a quando non cadde a terra bruciato, fumante e senza vita. Ma il lampo non si fermò alla prima vittima, e balzò con uno schiocco ad un altro uomo che finì fulminato dentro la propria armatura, cadendo a terra con un tonfo sordo. La carica dello Sciamano finì trafiggendo da parte a parte un altro guerriero, il cui cuore fu strappato dal petto e alzato al cielo con un ruggito primordiale. Il capitano dei picchieri riuscì a malapena a retrocedere verso il centro del campo di battaglia, continuando a fissare lo scempio e la carneficina che veniva fatta ai danni di coloro che un tempo erano stati i suoi compagni d’arme, nulla avrebbe mai più cancellato quella scena dalla sua memoria. Se fosse sopravvissuto. Il Cacciatore Reeve dalla parte opposta del campo di battaglia stava aggirando il nemico, studiando lo svolgersi dello scontro, e cercando di avvicinarsi silenziosamente alla preda che aveva scelto: Irusk. Kaya brandendo Splinter, il suo Bordone da guerra incantato, emerse dalla foresta, preceduta dai due Lupi del Warp e dall’Argus Invernale, disposti a semicerchio per proteggere la loro Warlock. Con l’esperienza di decadi passate sui campi di battaglia, Irusk abbaiò nuovi ordini e usufruì dei propri poteri magici per rinforzare i propri uomini. Con un’ordine mentale fece scagliare uno dei due titanici Warjack contro i Tharn. La macchina ruggì rombando e si scagliò contro le creature ferali schiantandosi contro una di esse, e facendola volare all’indietro come un giocattolo. Il barbaro finì contro un suo simile con un raccapricciante suono di ossa spezzate e tendini strappati. I due esseri giacevano a terra ancora vivi, ma ad un passo dal liberare i loro spiriti nella foresta. Le ingombranti armature sul fianco destro ruotarono sul posto, e conversero verso il centro dello scontro, pronti a reagire e a dare manforte al fianco ormai mal ridotto, quando l’Argus Invernale si parò di fronte a loro. Il gigantesco canide bicefalo era piantato sulle 4 muscolose zampe, e ringhiava con entrambe le teste, sbavando un gelido liquido che si solidificava cadendo a terra. Poi improvvisamente inalò aria gonfiando la cassa toracica grande come un tino, e rilasciò una ventata gelida che cristallizzò l’aria intorno ai colossi in armatura, con un gelo doloroso come quello delle terre ghiacciate da cui provenivano. L’aria si fece dolorosamente irrespirabile, la pelle fu bruciata dal freddo, mentre una miriade di minuscoli cristalli si formò addosso agli uomini d’arme, creando placche di ghiaccio, uno di essi inalò una boccata d’aria mortalmente gelida, e i suoi polmoni si congelarono, per poi esplodere, facendolo crollare a terra con un tetro rantolo. Irusk capì che la situazione stava volgendo al peggio. La sua mente comunicò al Warjack che era rimasto al suo fianco di caricare l’esile figura femminile che guidava quelle belve spaventose. Il costrutto tecnologico guadagnò velocità come una locomotiva lanciata e si schiantò contro il Lupo del Warp Purosangue, schiacciandolo con una spallata contro la parete in rovina di una abitazione, lo scontro fu tremendo e il Purosangue tossì una boccata di sangue che andò a macchiare di rubino il candido manto. L’altro Warjack fu caricato dai Tharn rimanenti, le loro gigantesche armi riuscirono a scalfire la dura corazza e a trovare dei punti deboli tra le giunture, provocando seri danni, lo Sciamano evocò di nuovo il fulmine scagliandolo contro la macchina antropomorfa, la scarica di elettricità non provocò danno alcuno, ma balzò via dalla figura del costrutto e raggiunse inaspettatamente Irusk, che fu colto da uno spasmo, ma si riprese immediatamente, scagliando da parte il cappotto fumante, bucato nel punto in cui il lampo lo aveva colpito e trapassato. L’ufficiale dei picchieri rimasto seguì le direttive del Warcater Khadoriano e caricò l’Argus Invernale, ferendolo al fianco, anche gli Uomini d’Arme reagirono e ferirono molteplici volte la candida belva, aprendo squarci che colavano denso liquido cremisi. Irusk era calmo come una statua di granito, secondo le sue proiezioni mentali la battaglia poteva ancora volgere al meglio, e lui era in una situazione strategicamente efficace, circondato dai suoi guerrieri con un perimetro che escludeva gli avversari. Poi capitò l’inaspettato. Dal bosco alla sua destra sibilò una freccia che gli si conficcò in una gamba con una fitta improvvisa. Il Cacciatore Reeve dopo una veloce manovra di aggiramento, era spuntato dal bosco sul fianco, il braccio che impugnava l’enorme balestra era ancora teso. E ora stava accorciando le distanze con la sua preda. Irusk capì che doveva sopprimere velocemente l’attività nemica sul suo fianco destro, e spinse il Warjack in mischia con i Tharn a sfogare tutta la violenza delle sue tonnellate, la macchina allungò i tozzi arti e strinse in una mano il Capotribù e nell’altra lo Sciamano, e strinse ulteriormente. E strinse ancora. I due enormi esseri barbari lanciarono uno spaventoso urlo di dolore all’unisono, l’urlo poi si soffocò e divenne un gorgoglio, seguito dall’umido rumore di un secchio di interiora rovesciato sul pavimento. I due Tharn erano letteralmente esplosi in mano al Warjack, che ora era determinato a ridurre in poltiglia il resto del gruppo. Quel lembo di terreno era ormai una palude di sangue, arti ed interiora, il manifesto della brutalità della guerra. Kaya ruggì di ira, vedere e sentire le vite dei suoi figli spezzate così brutalmente la devastava. Essa si abbandonò al Wilding, lo status che la rendeva tutt’uno con la natura. Ora i suoi occhi vedevano attraverso quelli dei suoi figli, udiva con le loro orecchie e bramava il sangue come loro. Kaya Wildborne espanse la sua mente e forzò il Lupo del Warp Purosangue a mutare la sua massa muscolare rendendolo forte come un Dio Selvaggio. Il Lupo lanciò un ululato primordiale che fece vibrare la struttura stessa della realtà, si avventò sul Warjack raccogliendolo con entrambe le braccia e sollevandolo sopra la testa come un fuscello, per poi scagliarlo oltre la casa diroccata in direzione di Irusk, con l’intento di schiacciarlo. La macchina Khadoriana si schiantò poco lontana dal suo Warcaster, facendo tremare il suolo come un terremoto, alzando enormi zolle di terra e nubi di fumo. Irusk si chinò istintivamente, sorpreso da quella azione inattesa. Ora la coscienza di Kaya era penetrata negli alberi, nell’erba, nell’aria. E nel suo figlio, il Lupo del Warp Ferale. La struttura stessa del Lupo si dissolse. Esso cessò di esistere. Per poi ricomparire poco distante da Irusk, pronto ad avventarsi su di esso, con zanne ed artigli sfoderati. Il Warcaster Khadoriano fece appena in tempo a fare rialzare il Warjack appena scaraventato a terra, preparandosi a riorganizzarsi, quando un altro ululato primevo lacerò l’aria. Il Lupo Ferale lo stava caricando a piena velocità, ringhiando e sbavando, con le enormi zanne pronte a dilaniare carne e acciaio. Il Lupo si schiantò contro Irusk, schiacciandolo contro il suo Warjack, con l’intenzione di ucciderlo per l’impatto. Ma l’abilità marziale del Warcaster gli permise di schivare e accompagnare il colpo, uscendone indenne. Però situazione e posizione erano troppo pericolose, urgeva spostarsi al più presto e riorganizzarsi. Contando sul fatto che il Ferale fosse ancora troppo scosso dallo schianto, Irusk si allontanò rapidamente dalla scomoda situazione, ma la freccia ancora conficcata nella gamba e le ustioni provocate dal fulmine lo avevano stordito, rallentando i suoi riflessi, Ciò fu sufficiente perché il Ferale potesse allungare l’enorme zampa artigliata, dilaniando le fasce dell’armatura da guerra e squarciando la schiena di Irusk, esponendo ossa e muscoli, in uno spruzzo di sangue e metallo. Dopo quel colpo tremendo le forze di Khador si raccolsero intorno al loro Warcaster che versava incosciente a terra in una pozza di caldo liquido cremisi, trascinadolo via dalla battaglia sostenuto e protetto dai due Warjack e da un cordone di Uomini d’Arme. Kaya lasciò che il nemico fuggisse, conscia del fatto che avrebbero narrato di quella sconfitta, e che la paura li avrebbe tenuti lontani dalla foresta di Thornwood. Khador avrebbe pensato due volte prima di sconfinare nelle terre selvagge. Fino a quando Irusk non si fosse rimesso e non avesse cercato vendetta. Il Capitano dei Picchieri non avrebbe mai più messo piede in una foresta, avrebbe abbandonato scudo e armatura e si sarebbe ritirato nelle terre innevate a nord della capitale Khadoriana, in pace, lontano dalla guerra. Ma i suoi sogni sarebbero stati tormentati ogni notte da creature primeve, da zanne che strappano carne, da artigli che dilaniano ventri. Non sarebbe mai più stato lo stesso.
FINE
Spero vi sia piaciuta questa versione romanzata di un BR, purtroppo non sono uno scrittore e la mia prosa presenta molte lacune, ma mi sono divertito molto a scriverla, e spero vi possiate divertire nella lettura. Ogni azione, magia o combattimento narrato nel BR è avvenuto sul campo grazie al regolamento di Warmachine/Hordes. il gioco permette azioni divertenti e spettacolari, in grado di colorare le partite e renderle estremamente coinvolgenti. Ovviamente commenti e pareri sono graditissimi.
Edited by Striker - 9/8/2013, 13:25
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